L’urlo del Caimano: Matera – Lecce

urlo_del_caimano_matera_lecce_tifomateraQuando eravamo ancora dentro la mela” (cit. Pistoletto), il capolavoro di De Rose ci fece scoprire il Primo Paradiso, quello naturale. Dopo pochissimo tempo, il progresso tecnico e la naturale evoluzione di cose e persone ci portò nel Secondo Paradiso, quello artificiale, quello che divora la mela. Il progresso che annienta e umilia la natura, che si ritrova timidamente nuda di fronte alla modernità dei tre capolavori di Negro, Armellino e del capotreno Strambelli. Proprio quel treno fumante sembrò un tratto volgare nell’ordine naturale delle cose; una macchina che violava paesaggi bellissimi nel cuore del Mediterraneo e la natura, spesso, tende a ricordare all’uomo l’essenza primordiale della vita e lo fa, ahinoi, con brutalità.

Il passaggio al Terzo Paradiso, pertanto, è il più complesso e faticoso, perchè l’artificio da elemento di disturbo alla Mela, deve essere riportato, attraverso le arti e la scienza, nella natura per restituirle la vita, pena, l’estinzione eterna. Nel Terzo Paradiso l’elemento naturale e l’elemento artificiale devono convivere, ma la convivenza, a volte, viene rifiutata perchè trattasi di elementi troppo diversi.

Matera-Lecce2110201700014E così sabato, il Matera ed il Lecce, l’artificio e la natura, hanno segnato un passaggio importante, hanno fallito la prima fase evolutiva verso la terza dimensione paradisiaca perchè la natura ancora fatica a recepire ed accettare dentro di sè il Nuovo che avanza. Ha vinto il Lecce, o meglio, l’ha spuntata il Lecce grazie alla suerte che ha premiato le tre (poco nobili) dita del piede con cui è stato colpito il pallone dal buon Mancosu. L’ha spuntata il Lecce grazie ad un organico di rilievo soprattutto nei ricambi. L’ha spuntata il Lecce perché il suo portiere ha regalato ai suoi tifosi una parata da FIFA Award 2017. L’ha spuntata il Lecce perché i ragazzi di Don Tano hanno mancato in quel pizzico di furbizia e cattiveria agonistica che poteva trasformare il blocco emotivo della seconda frazione in una euforia esplosiva che avrebbe garantito un risultato non inferiore al pareggio.

Al cospetto dei grandi, la mancanza di esperienza di alcuni uomini si è sentita. Il Lecce in alcune fasi della gara ha picchiato duro, ottenendo un doppio risultato: spezzare le trame avversarie ed intimorire psicologicamente i biancazzurri che, come nell’occasione della partita di Monopoli, quando vengono colpiti con falli ripetuti, perdono lucidità, spontaneità di manovra senza nemmeno provare a richiamare l’attenzione dell’arbitro, dando un senso di pronta arrendevolezza.

Matera-Lecce2110201700015I punti deboli, dal punto di vista tattico, sono stati essenzialmente due: la pessima regia centrale di De Falco, gravata da sovente imprecisione nella circolazione della palla ed assurdità di scelte, come la gestione dell’ultimo pallone scagliato a testa alta nel nulla; la scarsa consistenza di Giovinco come falso nueve, situazione ormai incancrenitasi per scelte errate del mister (il continuo turnover davanti non ha ancora individuato la corretta soluzione per il centroboa), per limiti individuali dei singoli e per limiti della rosa (una sola punta centrale vera, Dugandzic, quasi sempre infortunata).

Senza cabina di regia e senza riferimento davanti, il gioco necessariamente passa dalle fasce o dal piede illuminato di Nick Strambelli. Angelo e Casoli non hanno avuto tanta libertà di agire sulle corsie laterali; specularmente lo stesso limite lo hanno avuto i subentrati nel ruolo Macciucca e Battista, forze fresche inserite per l’assalto d’orgoglio ma che hanno prodotto solo due cross (Macciucca) per di più con parabole che parevano dei fuoricampo. In particolare Casoli, spesso, ha tagliato verso il centrodestra dell’area, liberando campo e metri al bravissimo “settepolmoni” Sernicola. Se il gioco fosse meno sbilanciato sulla destra (la squadra sembra guardare naturalmente a destra sia per l’impostazione della manovra sia per le ripartenze), si potrebbe sfruttare molto meglio la propensione offensiva di Sernicola, abile e pronto sia a consegnare il testimone a Casoli negli ultimi trenta metri, sia a spingersi sin dentro l’area avversaria quasi sempre smarcato (Lepore era impegnato a seguire in marcatura Jack).

Matera-Lecce2110201700002Di grande levatura la prestazione di Urso, giocatore totale di centrocampo dove garantisce recupero di palloni, falli intelligenti, velocità nell’accompagnare le fasce, con qualche spunto di regia quando De Falco sembrava con la lingua a terra. Peccato aver mollato troppo presto, peccato non aver digrignato i denti quando non si avevano più le forze, peccato non aver provato il tiro jolly alla Mancosu (Strambelli ci ha provato nel primo tempo, Angelo nel secondo tempo senza aver più forza nelle gambe con il risultato penoso del caso).

Ben venga ora il turno di riposo. Obiettivo primario, il recupero di almeno tre uomini d’attacco. Occorre chiudere il cerchio davanti, la necessità primordiale; resta da capire chi dovrà occupare il posto al centro, perché “al centro dell’infinito si forma il terzo cerchio che rappresenta il ventre procreativo della nuova umanità”.

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