L’urlo del Caimano: Matera – Virtus Francavilla

linkin_park_in_the_end_urlo_caimano_matera_virtus_francavilla_tifomateraMinuto 87: l’auterismo è morto. Minuto 88: l’auterismo è solo ferito. Minuto 93: l’auterismo è risorto. Già, sembrava definitivamente chiusa un’era, quella di Don Tano, ma sei sontuosissimi minuti hanno ripuntellato la panchina del più grande allenatore della storia del calcio materano. La conclusione di un libro stupendo è stata cestinata, è stato riscritto un nuovo bellissimo capitolo con un colpo di scena che appassionerà ancor di più i fedelissimi lettori della saga di Don Tano.

Il risultato riporta felicità, convinzione e sorrisi, ma occorre sempre riposizionarsi sulle serissime difficoltà che sta incontrando la squadra nel venir fuori da una sterilità di gioco che sa, spesso, di impossibilità concreta. Gli avversari, ormai, sembrano recitare tutti lo stesso copione: aspettano, si organizzano, osano e ci colpiscono. Pur di affondare Don Tano, si preferisce snaturare la squadra rinunciando a qualsivoglia trama di gioco organizzata, consapevoli di sfruttare le numerose incertezze biancazzurre.

20171125_Matera_Virtus_Francavilla_Tifomatera_00013La rete subita, trova complici la palla persa da Urso, la squadra colpevolmente sbilanciata e la difesa immobile sul banale taglio di Albertini. Vada per l’errore che ha causato lo svantaggio, ma tutto il minutaggio trascorso fino al pareggio è stata la pagina più brutta dell’esperienza di Don Tano a Matera. Avevamo pensato di aver visto il peggio a Bisceglie, poi a Rende, ma è stato in casa contro i salentini che si è avvertito il senso tangibile della fine della visione tattica dell’auterismo: squadra spenta, ammusonita ogniqualvolta va in svantaggio, impaurita nell’osare, scarica su ogni contrasto, addormentata nelle iniziative individuali, immatura nella gestione della palla. Un autentico fallimento, un abisso scavato tra potenzialità inespresse e risposta sul campo.

20171125_Matera_Virtus_Francavilla_Tifomatera_00015In questo mese terribile, sfiorato il potenziale aggancio al Lecce, la squadra si è disunita, perdendo certezze con la temibile manifestazione della paura, quella che ti fa sbagliare tutto e ti rende vulnerabile contro chiunque. A questo punto, persi diversi uomini per infortuni riconducibili solo ai fattori preparazione errata e schema stressante per individualità ancora giovani ed acerbe su un piano fisico adatto a somatizzare lo stress di un gioco sempre all’attacco, sarebbe auspicabile un definitivo cambio di rotta sulla scelta del modulo: basta con lo schieramento a tre dietro, basta con laterali improvvisati a centrocampo, la rinascita passa dal 4-3-3! Punto. Le risorse e le caratteristiche degli uomini di Don Tano, fanno convergere a questa soluzione, tutte le possibilità di far punti importanti per riportare la squadra in zona playoff. Il tempo dell’osare, delle scelte belle ma complicate, del sentirsi su un piano superiore rispetto alla realtà, pone il Mister di fronte ad una scelta banale per noi comuni tifosi, difficile per lui, che ha fatto del 3-4-3- il brand da vendere. Don Tano, glielo chiediamo implorando: ripartiamo da una dimensione normale, il tempo scorre, non possiamo permetterci di perdere il traino verso il sogno playoff.

Ora, ci aspetta l’ultimo mese, quello che ci porterà alla pausa di Gennaio con il primo bilancio stagionale: classifica punti alla mano, performance dei singoli, prima valutazione della gestione tecnica. Se i conti saranno a posto, si potrà programmare la seconda fase del campionato con lucidità e correttivi necessari. Se i conti piangeranno, il rischio sarà quello di avvicinarsi alla fine di un tempo bellissimo. La sensazione che la conclusione, il “The End” cinematografico, non è ancora arrivato.

“Things aren’t the way they were before
You wouldn’t even recognize me anymore
Not that you knew me back then
But it all comes back to me (in the end)
You kept everything inside and even though I tried, it all fell apart
What it meant to me will eventually be a memory of a time when I I’ve put my trust in you
Pushed as far as I can go
And for all this
There’s only one thing you should know” / Le cose non sono come erano prima
Non mi riconosceresti più
Non che allora mi conoscessi
Ma si ripercuote tutto su di me alla fine
Hai tenuto tutto dentro e anche se ci ho provato è andato tutto a rotoli
Quello che ha significato per me rimarrà eventualmente il ricordo di un periodo in cui io.
Mi sono fidato di te
Mi sono spinto fin dove ho potuto
E per tutto questo
C’è solo una cosa che dovresti sapere…

Good luck and see you soon…

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