Novant’anni dal campo: intervista a Pasquale Martinelli

Pasquale Martinelli mentre alza al cielo la coppa Italia di serie D

Mancano pochi giorni al 5 settembre, data in cui festeggeremo i 90 anni del calcio materano. Per la rubrica “Novant’anni dal campo” abbiamo avuto l’onore di intervistare un ex calciatore materano che ha avuto la fortuna ed il privilegio di alzare al cielo un trofeo nazionale, la coppa Italia di serie D. Stiamo parlando del difensore Pasquale Martinelli.

Ciao Pasquale, i tifosi materani ti ricordano con molto piacere nella indimenticabile stagione che ci ha visti conquistare un trofeo nazionale che rimarrà per sempre nella nostra bacheca. Prima di parlare di questa grande esperienza, torniamo ai tuoi inizi. A soli 17 anni debutti con la maglia biancoazzurra in serie C in una stagione che i tifosi faticano ancora, dopo tanti anni, a digerire, culminata con lo spareggio di Foggia perso per 2-1 contro il Savoia. Quale è stata la trafila che hai seguito per arrivare in prima squadra? Che emozioni hai provato quando hai saputo che avresti giocato quell’anno nel Matera? E quando per la prima volta sei sceso in campo con la maglia biancoazzurra?

Dopo aver praticato la scuola calcio a Matera, partecipando al torneo Scirea si accorse di me il mister dell’Atalanta Modanesi, su suggerimento di mister Michele Fontana, mio allenatore nella squadra materana. Andai quindi a Bergamo non ancora quindicenne e ci rimasi per 2 anni. Il terzo anno ebbi problemi fisici e decisero di farmi ritornare a Matera, che in quell’anno militava in C2, era il dicembre ’94. Provai emozioni forti all’esordio che, se ben ricordo, fu a Trani. Quell’anno giocai tutto il girone di ritorno compresi i playoff. Arrivati in finale a Foggia (nello spareggio perso contro il Savoia, N.d.R.) indossai la maglia numero 13, custodita oggi dagli amici Sandro Veglia e Nicola Salerno.

Successivamente hai avuto una bella carriera che ti ha consentito di toglierti tante soddisfazioni tra serie C e B (con Salernitana e Vicenza), prima di riapprodare a Matera a 31 anni nella stagione 2008/2009. Chi ti ha convinto a tornare a casa? Cosa provavi da materano nel difendere la maglia con la fascia da capitano al braccio?

Mi convinse la volontà e l’ambizione di Angelo Tosto. Il suo modo di gestire era 10 anni avanti a tutti. Non si può descrivere il peso e la responsabilità che ha chi fa il capitano nella squadra della propria città. Per me è stato un onore e un privilegio culminato dal ritorno del Matera in C.

In quella stagione qualcosa andò storto. La squadra partì fortissimo con mister Corino ma poi si perse strada facendo, chiudendo al settimo posto. Che ricordi hai di quella stagione? Cosa non è andato per il verso giusto?

Non avevamo una squadra per competere con Brindisi e Nocerina. Si cercò di generare entusiasmo, per avere una spinta in più, ma prima o poi le difficoltà sarebbero emerse. Cambiammo 2 allenatori quell’anno e in generale fu una stagione pesantissima.

Nella stagione successiva il Matera stentava in campionato ma poi trovò nella coppa un percorso sensazionale che regalerà alla città una delle pagine più belle della sua storia calcistica. Nelle partite decisive ci fu un vero e proprio esodo di tifosi a Boville Ernica (contro cui tu segnasti nella partita di andata) e soprattutto a Voghera. Cosa hai provato quando hai visto il settore ospiti in entrambe le occasioni gremito di tifosi?

Quell’anno spesso ho visto in trasferta i tifosi materani come se fossero in casa. A Boville ricordo il muro umano dietro la porta.. in una parola “Fantastici”.

Ed eccoci alla doppia sfida in finale contro il Voghera. Il Matera si impone in Lombardia per 1-2 con le reti di Carretta e De Vecchis con 700 tifosi materani al seguito; in casa, davanti ad uno stadio gremito (ricordiamo la splendida coreografia prima e dopo la partita), il rigore del materano Diego Albano ti ha consentito di alzare al cielo il trofeo. Raccontaci le tue emozioni più grandi sia dell’andata sia del ritorno.

Nella doppia sfida della finale avevamo acquisito una compattezza e consapevolezza dei nostri mezzi assoluta. Mister Rizzo ci ha dato certezze ed il gruppo, nonostante le difficoltà in campionato, non si è mai scomposto. Quelle contro il Voghera furono 2 giornate assurde, Voghera invasa da bandiere e sciarpe biancoblu e lo stadio XXI Settembre con più di 10000 persone. Matera abbracciava la squadra, questo ci diede forza ed alzare la coppa al cielo ripaga tutti gli sforzi individuali di ogni artefice di quell’impresa.

La conquista della coppa Italia di serie D ci ha poi consentiti di affrontare i playoff di serie D e di vincerli superando prima il Pomezia (di cui ricordiamo il perentorio 3-0 nella partita di ritorno giocata in casa, con un eurogoal di Conte) e poi il Pianura. Anche in quest’ultimo caso le emozioni furono fortissime, con un altro esodo a Chieti e il goal allo scadere di De Vecchis. Cosa ti fa più emozionare ricordando quella giornata e quella partita?

Ogni volta che guardo un video che ricorda quell’anno mi commuovo. Probabilmente perché oltre ad essere legato alla città, alla gente, io amavo i miei compagni e le lacrime mi ricordano che quella squadra anche se non eccelsa era una SQUADRA.

Successivamente le strade tra te e il Matera si sono separate (ipotizziamo per le precarie condizioni economiche della società che l’hanno portata all’ennesimo fallimento). In queste due stagioni hai avuto modo di giocare con tanti compagni materani. C’è qualcuno a cui sei particolarmente legato? In generale tra calciatori, allenatori, membri dello staff e dirigenti chi ricordi con più piacere?

Andai alla Paganese solo perché Dimitri (in quella stagione direttore sportivo, N.d.R.) preferì prendere altri giocatori, non è mai stato un problema economico. Già dalla finale di Chieti avevo capito che la mia avventura al Matera era ormai terminata e mentre i miei compagni festeggiavano io abbracciai Rizzo e subito dopo andai negli spogliatoi. Sono legato a molti compagni, se non a tutti, ma con Diego Albano è diverso. In qualche modo è come se avessimo condiviso il peso in quegli anni e non a caso, prima di alzare la coppa, lo chiamai per alzarla insieme.

Nel passato più recente il tuo nome è stato affiancato a quello del nuøvo Matera della gestione Petraglia. Ti piacerebbe in futuro tornare ad essere protagonista della storia biancoazzurra?

A chi non piacerebbe.

Il 5 settembre il calcio materano compie 90 anni e tu, per quello che abbiamo detto nelle precedenti domande, ne sei stato un protagonista. Qual è il tuo auspicio per il futuro ed il tuo augurio per i tifosi del Bue?

Mi auguro che il Matera possa essere supportato da una società solida che permetta alla gente che ama il calcio di non vivere più nella paura dei fallimenti.

Ringraziamo Pasquale Martinelli per l’intervista e MateraCalcioStory per la foto.

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