L’urlo del Caimano: arca di Noè

Nemmeno il tempo di mettere la nave in mare che, passata la prima notte con andatura da crociera e assenza totale di moto ondoso, subito si è dovuta affrontare la prima tempesta, un vero e proprio diluvio che ha messo a dura prova l’arca di Nico Noè Andrisani. Consapevoli che sulla barca erano stato imbarcati tutti, ma proprio tutti, gli esseri viventi, mai si sarebbe pensato che la prima burrasca potesse quasi affondare la speranza di sopravvivere ad un evento così funesto, il Diluvio Universale.
A Lentini i ragazzi di Imbimbo hanno scoperto, malauguratamente, la forza di Madre Natura, capace di annientare quanto di buono costruito sino ad allora.
L’inesperienza è stato il fattore determinante della prima disfatta stagionale, inesperienza che ha vanificato il coraggio di uomini calati in una dimensione forse troppo elevata per il livello tecnico-tattico assorbito durante il primo mese di allenamenti. E’ stata la genesi, un vero e proprio svezzamento, magari prematuro, ma sicuramente utile a capire, sin da subito, cosa ci aspetta durante la stagione.
Squadre toste, ben organizzate, con profili di elevato rango (vd. Juanito Gomez e Ripa), squadre da affrontare oltre i propri limiti nella speranza, al minimo, di limitare i danni.
Se la mancanza di attenzione assoluta, ha lasciato strascichi pesanti in difesa con le defaillances clamorose di Casiello e Risaliti, la foga ha devastato l’equilibrio tattico della squadra, confusionariamente catapultata in avanti a cercare gloria, ma beccando sistematicamente contropiedi che potevano rendere il punteggio molto più largo.
L’allungamento della squadra è stato penoso per molti tratti della partita, con il risultato di perdere palla in ogni zona del campo, nell’incapacità cronica di trovare spazi e perdita di lucidità nelle fasi di possesso (esempio lampante, sono stati i tiri da distanze siderali provati da più o meno tutti, con risultati a dir poco imbarazzanti).
In pratica, abbiamo provato a far la partita nei primi cinque minuti, riuscendo ad essere anche discretamente pericolosi, ma le sinapsi cerebrali hanno ingenuamente interpretato questa minicondizione di superiorità trasformandola in entropia assoluta: si accompagnava la palla senza capirne il motivo, si rincorreva la palla abbandonando la propria postazione, si inseguiva la palla anche quando era lontana lasciando buchi nel campo e avversari soli e liberi di colpire.
La peggior colpa è stata proprio il correre a vuoto, più per caparbietà e testardaggine che per superiorità tecnica dell’avversario che, pur consapevole dei propri mezzi, attendeva umilmente nella propria metà campo il momento propizio per recuperar palla ed affondare, con semplicità disarmante.
La squadra si è massacrata nel rincorrere tutto ciò che si muoveva sul prato, con la conseguenza di sfiancarsi letteralmente senza riuscire più a metter piede in area avversaria.
Servono urgenti rimedi sulla corsia di sinistra, dove abbiamo sbandato pesantemente, nel trovare una linea difensiva con una gerarchia di titolari predefinita, nel posizionare un uomo “con i piedi” a fare il regista basso a centrocampo, nel collocare tatticamente il generoso Orlando davanti coprendo non più di trenta metri di campo.
E tanto equilibrio, equilibrio, equilibrio.
Saranno 40 giorni e 40 notti di piogge incessanti, la vetta del Monte Ararat è ancora lontana. Solo allora Nico Noè Andrisani potrà scoprire se sarà il corvo a tornare, o la colomba.

Good luck Matera and see you soon

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