L’urlo del Caimano: Monopoli – Matera

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Paul David Hewson, nel 1987, fece una strana, ma forse banale, scoperta. Percorrendo le strade di Belfast notò che in alcuni quartieri poteva sapere a priori, senza commettere errori, la religione di chi ci viveva e che, a seconda del civico dove si trovasse, poteva facilmente ipotizzare quanto fosse, più o meno, il reddito dei suoi residenti. Il nome delle strade era la carta d’identità dei suoi residenti, la loro fede, il loro 730. Quel signore aveva un nome d’arte in realtà, tutti lo conoscevano come Bono Vox e quella scoperta si trasformò nel testo di una canzone stupenda che diventò un grido all’umanità, un invito affinchè tutte le strade fossero senza nome, un vero e proprio inno all’uguaglianza sociale e dopo trent’anni, “Where the streets have no name” rimane il manifesto moderno di quel sogno ancora inattuato.

Monopoli-Matera2309201700010Immaginatevi la Terza Divisione come la mappa di Belfast: la provenienza da un determinato luogo, da una specifica zona della cartina geografica, determinerebbe, a priori, forza, ambizioni e potenziale dei suoi uomini, ma abbiamo usato il condizionale appositamente, perchè il successo degli U2, sabato, è stato sparato al massimo dei decibel, nelle casse gracchianti del Veneziani.
Monopoli, infatti, non è Belfast. La capolista del girone C della Lega Pro ha decretato che sul campo conta più la voglia di riscatto che l’ostentazione della propria casta calcistica. E lo ha fatto con semplicità, umiltà, riscrivendo anche la classifica del girone che vede i gabbiani ancora al comando. I ragazzi di Don Tano sono stati la prima vittima illustre.

Le premesse iniziali, avevano fatto presagire un risultato diverso, ma, dopo soli 40 minuti di evanescente predominio, la concretezza dei biancazzurri si è trasformata in anonima spocchiosità che non ha regalato, per ben cinquanta minuti di non partita, nemmeno una auspicabile reazione d’orgoglio.

Il tasto dolente è stato proprio questo: vada per i goal sbagliati, vada per la mancanza di qualche giocatore, ma ciò che rimane francamente inspiegabile, è l’arrendevolezza mista alla mancanza di entusiasmo di alcuni uomini, quelli che dovrebbero fare da chioccia ai nuovi e che invece, al contempo, si fanno notare per errori marchiani e grossolanità da calcio amatoriale. Casoli e Mattera (sembra doveroso, a questo punto, individuare i casi più emblematici) paiono giocatori in balia degli eventi, privi di coinvolgimento emotivo, isolatisi in un anonimato inseguito più per scelta cosciente che per limiti soggettivi, il primo in totale crisi tattica ed atletica per cui i medici hanno diagnosticato la “Sindrome da Mario Somma”, il secondo frastornato, ormai da mesi, da nottambulismo post paternità (Gaetano Auteri cit.) che lo ha trasformato da cane rabbioso a pinscher da passeggiata domenicale.

Monopoli-Matera2309201700002I nuovi inserimenti in rosa, dal canto loro, stentano a decollare e se per alcuni, il problema è solo di ritmo da ritrovare, per altri, invece, il tempo dell’attesa sembra già scaduto.  Corado, ad esempio, oltre al goal divorato, ha dato l’impressione di giocatore ridimensionato dal punto di vista qualitativo: male come prima punta perchè costantemente in balia fisica dei difensori avversari ed in totale difficoltà nel far salire la squadra, male come esterno causa bassa velocità ed incapacità cronica a saltare l’uomo.

Alle prestazioni a corrente alternata di Strambelli ed alla prima bocciatura di Giovinco, si è aggiunta anche l’immaturità sotto porta del giovin Battista, ragazzo su cui, sinceramente, non ci sentiamo di addossare colpe grossolane.

Se l’attacco non va, se i centrali di centrocampo stentano ancora in tutti i ruoli, se la difesa mostra l’ennesimo problema di marcatura sui calci piazzati, occorrerebbe guardarsi in faccia negli spogliatoi e capire chi dà ancora segnali vivi di fedeltà alla causa e chi, al contrario, serba dissapori antichi e mal celati che potrebbero trasformarsi in metastasi in uno spogliatoio in cui mancano ancora rigore e gerarchie. Compito arduo quello di Don Tano, perchè al normale lavoro tattico ed atletico va affiancato un lavoro da mental coach per far ritrovare, a questo organico di giovani ragazzi, l’ambizione dei grandi e la convinzione dei forti.

Il tempo delle attese è finito, è arrivato il momento in cui bisogna iniziare a correre senza perdere più occasioni. L’orgoglio e la dignità sono i valori da cui ripartire, chi non se la sente alzi bandiera bianca.

Good luck Matera and see you soon…

“I want to run
I want to hide
I want to tear down the walls
That hold me inside
I want to reach out
And touch the flame
Where the streets have no name”
“Voglio correre
Voglio nascondermi
Voglio abbattere i muri
Che mi tengono dentro
Voglio protendermi
E toccare la fiamma
Dove le vie non hanno nome”

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